Fintanto che il Male ci fissa coi suoi occhi iniettati di sangue e la sua bocca sbavante rabbia, allora non c’è problema. O meglio, c’è, ma lo sappiamo identificare, lo riconosciamo, possiamo isolarlo e combatterlo. Che fare, invece, quando il Male ha il viso rassicurante di Lou Ford, vicesceriffo di una piccola città del Texas? Lou è tranquillo, forse a volte un po’ noioso ma di certo è un brav’uomo, di quelli che sanno ascoltare e che hanno interessi per i problemi degli altri. Peccato solo che nella sua testa ci sia qualcosa che non va, un qualcosa che affonda le sue radici nel passato, un qualcosa che ha a che fare con la violenza e con le donne.
Lo stile di Thompson è asciutto e raffinato, ma ciò non basterebbe a rendere The killer inside me il grande libro che è; il suo merito sta nel mostrarci Lou per quello che è: un essere umano, per quanto disturbato. Thompson sceglie di farci raccontare tutta la dannata vicenda proprio da Lou, pienamente consapevole di quella sua ‘malattia’ che ora, dopo quindici anni, potrebbe tornare ad affliggerlo, rendendoci partecipi dei suoi pensieri, della sua emotività dissociata, delle sue paranoie, della logica spietata eppure terribilmente coerente che sta dietro a ogni sua azione.
VERSIONE APPROFONDITA (AtlantideZine)
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