L’inizio è una bomba: c’è l’astronave, ci sono gli alieni, c’è il ghetto. Punto. In medias res, dritti al cuore del problema. Lo stile documentaristico si dimostra fin da subito uno dei punti di forza del film perché contribuisce a creare quell’atmosfera di surreale verosimiglianza che lo rende a modo suo unico. L’altra gran trovata è il rovesciamento dello stereotipo degli extraterrestri – non più invasori ma vittime – raccontata tramite una classica storia di caduta e redenzione.
Il solo vero difetto imputabile a District 9 è la sceneggiatura: la credibilità conquistata in pochi minuti viene infatti azzoppata da una non indifferente sequela di incoerenze e forzature di trama. Ciò non toglie che il primo lungometraggio del giovane Neill Blomkamp, prodotto da Peter Jackson, sia innovativo e intelligente, con un ritmo serrato e degli effetti speciali belli e, soprattutto, funzionali.
Finale apertissimo.
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