Prima dei Tenenbaum e delle immersioni di Steve Zissou, prima dei treni per il Darjeeling e delle volpi in stop motion ci sono un eccentrico teen-ager e un laconico industriale che si contendono l’amore di una maestra giovane e vedova. Tanti dei temi cari a Wes Anderson fanno la loro comparsa in Rushmore, conditi dal tocco surreale, ironico e malinconico che è diventato il marchio di fabbrica del regista americano. Peccato però che il risultato non sia convincente come nei lavori successivi: spesso infatti il film sembra perdere la bussola e non sempre le buone interpretazioni della coppia Schwartzman/Murray e certe eccentriche trovate di regia e sceneggiatura bastano a rimetterlo in careggiata. Detto questo, i film brutti sono un’altra roba e il talento di Anderson, sebbene ancora grezzo, c’è e si vede.
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