Dunque, c’è questo campione di parkour di umili origini che diventa principe e passa il suo tempo a correre dietro a una sacerdotessa tanto gnocca quanto petulante e a scappare da cattivi tanto stupidi quanto improbabili, guidati da un Ben Kingsley ridicolmente mefistofelico. Tutto ciò avviene in una sequela di scene di inseguimenti, duelli e bisticci amorosi tenute insieme con lo sputo, che poi sarebbe la trama di Prince of Persia.
E non venitemi a dire che in fondo bisogna accontentarsi perche è un film tratto da un videogioco: la trilogia dei Pirati dei Caraibi (stesso produttore) era ispirata ad una giostra ed è ben lontana dall’essere una schifezza. Il merito non era soltanto di un Depp da Oscar ma anche del resto del cast, dei colpi di scena, dei dialoghi, della colonna sonora e della logica con cui la storia si snodava. Tutta roba che qui manca, soprattutto la logica della storia.
Unica perla: Alfred Molina e il suo schiavista-imprenditore appassionato di struzzi.
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