A Nolan piace complicare le cose. Gli piace partire da trame lineari e poi giocare con la struttura narrativa, magari svolgendola al contrario oppure illudendo lo spettatore. In Inception ci racconta una storia di spionaggio “onirico” frazionata in più livelli: un sogno dentro a un sogno che a sua volta è contenuto in un altro sogno. Più ingranaggi narrativi sfasati eppure sincronizzati che il regista gestisce con maestria e grande talento “artigianale”, col supporto di un ottimo cast. Il problema, però, è che quando si butta tanta carne al fuoco il rischio di incappare in qualche incongruenza aumenta esponenzialmente e in effetti, arrivati alla fine del film, si rimane con certi dubbi sulla logicità di certe situazioni. Dettagli trascurabili? Può darsi, ma li si nota perché l’autore stesso li sottolinea e si tratta comunque di crepe in quella sospensione dell’incredulità di cui un film del genere ha bisogno.
Detto questo, Inception è un filmone.
Nessun commento:
Posta un commento