Secondo romanzo di uno dei maestri del post-modernismo americano, L’incanto del lotto 49 è un libro che va letto tutto d’un fiato. Bisogna lasciarsi trascinare dalla creatività di Pynchon, capace di sorprendere e ipnotizzare, e pazienza se, di tanto in tanto, si perde il filo o ci si dimentica di qualche dettaglio. Ciò che conta è il restare immersi in quel flusso estroso che è la storia di Oedipa Mass e della sua indagine su una possibile congiura postale che si protrae da secoli. Una vicenda surreale, intrisa di una crescente paranoia e popolata di personaggi al limite del grottesco. Si ride e ci si appassiona al mistero mentre la parodia della società americana ci sfila davanti come un allucinato carrozzone. Finale enigmatico, forse strafottente o forse amaramente cinico. In tutto questo non mancano i momenti in cui la genialità della prosa di Pynchon diventa logorante, con quel suo avvitarsi intorno a invenzioni e suggestioni che talvolta risultano astruse e gratuite.
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