Prendi un attore, lo chiudi in un bara con un telefono mezzo scarico, uno zippo, una matita e poco altro e non lo fai mai uscire. Che Rodrigo Cortés sia bravo a destreggiarsi in uno spazio fisico e cinematografico così angusto è fuori discussione; lo stesso si può dire di Ryan Reynolds, vista la sua buona prova recitativa. Certe attese al telefono sono crudeli e la freddezza del datore di lavoro del protagonista è agghiacciante. Un soggetto perfetto per un corto, insomma. Invece Buried dura novanta minuti e dopo un po’ il gioco mostra i suoi limiti: i tanto strombazzati colpi di scena finiscono per diventare gratuiti – più simili a pizzicotti per tener viva l’attenzione che a spunti per creare un vero e proprio climax di tensione – mentre l’umorismo nero non sempre va a segno e il finale... mah.
Quindi, gente, prima di parlare di “capolavoro”, di “genialità”, di “feroce critica alla guerra” e di tirar di mezzo Hitchcock, vediamo di prendere un bel respiro e di pensarci su.
1 commento:
su hithcock son daccordo, ma sul resto no, Buried è originalissimo e regge benissimo i 90 minuti!
a presto
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