Incipit che si rincorrono e trame lasciate in sospeso per un discorso che invece prosegue con coerenza, incentrato sul libro, su ciò che contiene e su ciò che ne rimane fuori, sul suo rapporto con l’autore e con i lettori, sulle verità che diffonde, sulle menzogne che propina. La prosa di Calvino, talvolta prolissa ma sempre efficace, esce dalla pagina, chiama in causa il lettore, balza avanti e indietro in un gioco di specchi, echi e labirinti terribilmente cerebrale. La lettura stessa diventa trama in un romanzo splendidamente elitario che è anche manuale di narrativa, un libro sui libri, il libro dei libri. C’è anche un po’ di presunzione, questo sì, ma quando si è un genio ce la si può permettere.
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