venerdì 30 ottobre 2009

Ringraziamenti

A chi mi ha dato una possibilità...
Alle cose nascoste, a quelle segrete e a quelle introvabili...
A chi mi ha regalato complicità e intimità...
A chi mi chiede “quanti ne hai uccisi oggi?”...
A chi è fashion victim, ma con ironia...
A chi sa capire senza troppe spiegazioni...
A chi spara sentenze...
A chi, tutto sommato, qualche pregio ce l’ha...
A chi apprezza il cinismo...
A chi ha un sorriso aperto...
A chi non ce l’ha ma fa lo stesso...
A chi ascolta Alanis e Frank...
A chi conosce tutti i negozi di Pavia...
A chi è generoso...
A chi è in grado di sostenere discorsi assurdi...
A chi mi ha spinto a “darci dentro”...
A chi apprezza un certo tipo di ignoranza...
A chi è insostituibile...
A chi ha le ali...
A chi mi legge e mi leggerà...
A chi mi critica e mi criticherà...
A chi contrabbanda cioccolato e plutonio...
A chi alle 17 inizia a sclerare...
A chi scodinzola e salta per delle briciole di pane...
A chi ha creduto in me...
A chi ancora si ostina a non farlo...
Alle linee grigie...
A chi non sa chi è Steve Nash...
A chi, col proprio cattivo esempio, mi ha mostrato cosa non fare...
A chi non può fare a meno di sviscerare...
A chi mette l’anello al dito e attacca le scarpe al chiodo...
Al canto dell’emigrante...
A chi mi ha insegnato ad essere una faccia di merda...
Alle (antiche) colonne portanti di una squadra...
A chi ha talento nello scaricare barili...
A chi – nonostante tutto – ci mette passione...
A chi fa bella mostra di sé sull’armadio dei fotoritocchi...
A chi spera in un American Airlines (o in un Anna Kournikova)...
A chi dice troppi “grazie”...
A tutti coloro che passano con scioltezza dalla palla a spicchi al tavolo di un pub...
A chi ha avuto la pazienza di spiegarmi certe cose, e poi di spiegarmele ancora, e ancora...
Alle variazioni enigmatiche...
To whom who always speak in slang coz it’s better (ehi mate)...
A chi ha viaggiato sul Nairobi-Mogadiscio...
A tutti coloro che insieme a me si invasano immaginandosi eroi o bastardi...
A tutti i tronisti (non quelli di Maria)...
A chi sa ascoltare...
A chi mi ha messo al mondo e ancora non se n’è pentito...

mercoledì 28 ottobre 2009

Donne, nuvole colombe e tè

Più che un vero e proprio wuxiapian, La battaglia dei Tre Regni è un film militare ricco di duelli acrobatici. Il suo bello non sono tanto le imponenti scene di massa o i tizi che fanno le madonnate falciando nemici come fuscelli (tutte cose comunque apprezzabilissime), quanto il fatto che riesce a raccontare con grande efficacia la strategia, in perfetto stile Arte della Guerra: alla fine le donne, le nuvole e il tè peseranno di più sull’esito finale che non le truppe, le spade, gli eroi. Un buon film, insomma, nonostante un montaggio un pò confusionario e una gestione dei personaggi a tratti discutibile.
Bella la scena della colomba, marchio di fabbrica di John Woo.

P.S.: solita polemica: se il titolo originale era Red Cliff, tradurlo con Le Scogliere Rosse faceva davvero tanto schifo?

Bastavano tre minuti...

Verso la fine del primo Underworld veniva raccontata in tre minuti l’origine della faida fra licantropi e vampiri: il licantropo Lucien e la vampira Sonia si amano, lei resta incinta e suo padre, il cattivissimo Viktor, la uccide davanti agli occhi di lui che poi guiderà la rivolta dei propri simili. Underworld, Rise of the Lycans racconta la stessa storia ma ci mette un’ora e mezza. Lo fa senza ritmo né passione, senza aggiungere nulla alla saga e infarcendo una trama, già di suo esile, di piccole e grandi assurdità. Come se non bastasse mi hanno anche tolto Kate Beckinsale, decisamente più figa di Rhona Mitra benché a livello recitativo di differenze non se ne notino.
Ergo, Underworld, Rise of the Lycans è un film inutile.

venerdì 16 ottobre 2009

Le cose non succedono per un motivo, Hap. Succedono e basta

Basterebbe la superficie, zeppa di violenza, cinismo e spassosi scambi di battute, a rendere Capitani oltraggiosi un libro di quelli che si leggono con piacere. Ma sotto questa superficie c’è ben di più: c’è l’imperfetta umanità dei personaggi, le cui scelte dipendono più dalla loro natura che dalla volontà dello scrittore, che pare quasi che li abbia creati per poi vedere come se la cavavano da soli. Su tutto c’è anche il fatto che Lansdale non solo è un fottuto maestro nello scrivere ma è anche dannatamente bravo a incastrare gli eventi in una storia mai troppo complicata ma neanche noiosamente lineare e prevedibile.
Splendido libro.

domenica 11 ottobre 2009

Forse nessuno è così spaventato dalla violenza come l’uomo il cui cervello è una bomba

Situazioni surreali raccontate con lo stile incisivo, umano e cinico di Lansdale. Hap e Leonard – bianco, trasandato e malinconico uno, nero, frocio e incazzoso l’altro – si muovono fra il Texas e il Messico, con un contorno di baldracche, bandidos, nani, predicatori, drogati e papponi. Dialoghi spettacolari, metafore che ricordano il buon vecchio Chandler, violenza e sprazzi di inaspettata umanità li accompagnano nel loro viaggio, destinato a concludersi con una Rumble tumble finale.

Altan, La Repubblica, venerdì 9 ottobre 2009

giovedì 8 ottobre 2009

Siamo tutti un po’ attori

Nel frullatore Tarantino ha messo il B-movie bellico e il western, la violenza e l’ironia, i suoi dialoghi logorroici e le sue citazioni, senza dimenticare gli eccellenti attori (non solo il premiato Waltz ma anche la bravissima Laurent e il comico Pitt), i bellissimi dialoghi, il solito magistrale uso della colonna sonora, la capacità di sfruttare la comicità per creare tensione e viceversa. E poi c’è l’ingrediente speciale: una gran manciata del suo viscerale amore per il cinema. Sì perché Inglorious basterds è una vera dichiarazione d’amore per il cinema, un sentimento rimarcato di continuo, sia nella trama vera e propria che nei tanti piccoli dettagli.
“Penso proprio che questo sia il mio capolavoro,” fa dire il regista a Pitt nel finale, e forse non ha tutti i torti.


martedì 6 ottobre 2009

Amore e guerra fra le montagne

L'ultimo dei Mohicani è un classico del cinema d'avventura degli anni ‘90, dove i buoni sono assolutamente buoni, i cattivi irrimediabilmente cattivi e i soldati invariabilmente ottusi. Amore, coraggio, tradimento e sacrificio nei vasti paesaggi dell'America del '700, lacerata dalla Guerra dei Sette Anni. Non mancano delle scene poco credibili ma il buon ritmo, la colonna sonora e lo splendido inseguimento finale bastano a rendere il film più che meritevole.

lunedì 5 ottobre 2009

Jonh Doe è morto, viva John Doe

La seconda stagione era finita col botto, la terza iniza col piede giusto: John Doe privo di memoria che vaga per la Terra del fa' come ti pare dominata dal figlio Mordred. Peccato che nei primi numeri la continuity venga abbandonata e si torni a una serie di puntate autoconclusive, una scelta che pare più dettata dal business - coinvolgere nuovi lettori? - che da esigenze narrative. Il risultato è una storia discontinua che si riscatta nel crescendo finale, splendido sia per le trovate narrative che per lo stile dei disegnatori chiamati a rappresentarle.
John Doe poteva tranquillamente concludersi così, con quelle ultime parole su un foglio bianco.

PS: senza Pestilenza e Pericle questo fumetto non sarebbe stato lo stesso.