domenica 27 dicembre 2009

Lo Strappo di Sherlock

Sherlock Holmes ha una struttura semplice, ordinaria e tutto sommato prevedibile con una trama che scorre lineare e senza grandi colpi di scena. Il film però ha molti elementi della vincente formula-Snatch: dinamismo, scene d’azione dal montaggio frenetico, ironia, esagerazioni, dialoghi brillanti e una buona colonna sonora a sottolineare il tutto. Downey Jr recita una parte che gli è congeniale ma il personaggio più interessante è il Watson fuori dagli schemi di Jude Law mentre Mark Strong funziona bene come antagonista. Rimane la sensazione che Ritchie sia un regista sopravvalutato ma quando accetta i propri limiti sa dare delle soddisfazioni.

sabato 26 dicembre 2009

Più divertente della Santa Messa!

Siete convinti che quella di Checco Zalone, Zelig e Striscia sia satira? Bé, allora sarà il caso che vi leggiate La guerra civile fredda di Luttazzi. Il disonesto autoritarismo di Berlusconi e dei suoi sgherri, l’ipocrisia della Chiesa, la rantolante politica del PD, l’opposizione populista di Grillo e Di Pietro, il corrotto sistema mediatico, il capitalismo spietato, nessuno, con i dovuti distinguo, si salva dalle meritate frecciate. Benché a volte sia troppo didascalico e pedante Luttazzi sa argomentare con efficacia senza mai degenerare nel qualunquismo e, soprattutto, sa regalare risate feroci e ciniche. Deludenti i racconti nonsense.

giovedì 24 dicembre 2009

Verrà un uomo vestito di azzurro, e il cielo si tingerà d’oro al suo passaggio

Nausicaa della Valle del Vento è una fiaba fanta-ecologista incentrata sul rapporto con la natura e sulla pericolosa avidità umana. Tutti temi che il buon Myazaki riprenderà (meglio) in Mononoke Hime ma che già qui, nonostante la sceneggiatura elementare, sono raccontati con intensità e coinvolgimento. Merito anche della narrazione ritmata, della giusta dose di sfumature - non esistono personaggi totalmente negativi - e dei notevoli disegni, soprattutto le rappresentazioni della Foresta Tossica. Fra i doppiatori inglesi ci sono nomi del calibro di Uma Thurman, Patrick Stewart e Shia LeBeuf mentre la versione italiana, forse troppo infantile, lascia un po’ a desiderare.

mercoledì 23 dicembre 2009

Dove volevi arrivare Guy?

Truffe, scacchi, crisi di identità, lotte interiori, gangster. E tanta confusione.
Questo è Revolver.
Sembra che Ritchie, credendosi Lynch, abbia voluto mischiare un po’ di Fight Club e un pizzico dei Soliti sospetti, infarcendo il tutto con criptiche allusioni cabalistiche e gratuiti dialoghi introspettivi, lasciando per strada il dinamico gangster-humor che lo ha reso celebre. Siccome il talento c’è qualche trovata interessante la si trova ma non basta per tenere in piedi questo tentativo di thriller psicologico incerto e confuso, con attori poco in parte e un finale che... boh?

lunedì 21 dicembre 2009

Per chi è proprio di bocca buona

Viene il sospetto che la stralodata Diablo Cody sia un po’ sopravvalutata come autrice di sceneggiature. Ne ha firmate due: una, quella di Juno, carina ma lontana dal capolavoro mentre l’altra, quella di Jennifer’s body, è uno dei principali motivi che rendono il film una vera schifezza: piatta e banale, insipida quando vorrebbe far ridere, involontariamente comica in tutti gli altri momenti. Un film in cui spaventi e battute sono prevedibili, Megan Fox si spoglia meno del previsto e il punto più alto è la limonata lesbo fra le due protagoniste è quanto di più inutile ci possa essere.

mercoledì 16 dicembre 2009

Cogito ergo caos

Tanto più una storia è forzatamente complicata e infarcita di riferimenti pseudo-filosofici, psicologici, mitologici, religiosi e drammatico-esistenziali, tanto più è bella.
Chiamiamola Sindrome di Evangelion.
Miete vittime fra chi confonde l’incomprensibilità con la profondità.
Benché non troppo originale, Ergo Proxy ha le carte in regola per essere una serie interessante ma si perde in un intreccio di forzature che puntano alla riflessione sublime ma che generano soltanto confusione.

lunedì 7 dicembre 2009

Il male vive in un pozzo e se vuoi combatterlo devi scendere nel fango dove vive

Il bello de Le spade dei Drenai è che non è uno di quei fantasy ottimisti e consolatori dove gli eroi trionfano sempre e comunque. Certo, il tiranno viene abbattuto ma la vittoria è amara e promette future lacerazioni. L’ambientazione è cupa e realistica, i dialoghi interessanti e i personaggi, eroi in cerca di vendetta, riscatto o redenzione che nella maggior parte dei casi trovano una morte violenta, discretamente caratterizzati. Peccato però che lo stile di Gemmell sia ordinario e ripetitivo, semplice e diretto – questo sì – ma non molto curato.
Senza infamia e senza lode.

giovedì 3 dicembre 2009

W l'Italia

Gasparri sul fuori onda di Fini: "Certe cose bisognerebbe evitare non solo di dirle, ma perfino di pensarle".
Gasparri che invita a non pensare e come un muto che invita al silenzio.

Nel frattempo Silvio III ha visitato l'autocrate bielorusso Lukashenko, lodandolo per il consenso popolare e arrivando a quota tre nella classifica degli amici dittatori. A questo punto qualcuno a destra ha cominciato a sentirsi in imbarazzo.
Meglio tardi che mai.

martedì 1 dicembre 2009

Uomini e topi

La vita quotidiana del vecchio Vladek si intreccia con i suoi racconti sulla persecuzione nazista e su Auschwitz; a far da tramite fra queste due realtà e il lettore è il figlio Art, autore di questo splendido fumetto in cui gli ebrei hanno volti da topi e i tedeschi zanne da gatti. Narrativa e meta-narrativa si alternano mentre Spiegelman racconta di suo padre e del suo passato e al tempo stesso analizza il proprio difficile rapporto con entrambi. Lo stile di Maus è un bianco e nero crudo e semplice, perfetta rappresentazione della cruda semplicità degli eventi. Toccante non solo quando scava nella tragedia ma anche quando si sofferma sulle piccole e grandi emozioni del quotidiano.

sabato 21 novembre 2009

Chi ha bisogno dei supereroi?

Tanto più si conosce l’universo DC, tanto più si potrà apprezzare Kingdom come, epopea supereoistica incentrata sul bisogno di supereroi e sul conflitto generazionale, meravigliosamente illustrata, ricca di trovate originali – che dire del vecchio e poco milleriano Batman? – e di citazioni bibliche. Personalmente non sono un fan né del granitico Superman né di certe “ammucchiate” di supereroi che san tanto di carnevalata; ciò non mi ha impedito di leggere con piacere questo romanzo grafico di mitologia moderna cui però manca qualcosa per essere al livello di capolavori come Watchmen o Il ritorno del Cavaliere Oscuro.

sabato 14 novembre 2009

Se una notte d'inverno un viaggiatore

Incipit che si rincorrono e trame lasciate in sospeso per un discorso che invece prosegue con coerenza, incentrato sul libro, su ciò che contiene e su ciò che ne rimane fuori, sul suo rapporto con l’autore e con i lettori, sulle verità che diffonde, sulle menzogne che propina. La prosa di Calvino, talvolta prolissa ma sempre efficace, esce dalla pagina, chiama in causa il lettore, balza avanti e indietro in un gioco di specchi, echi e labirinti terribilmente cerebrale. La lettura stessa diventa trama in un romanzo splendidamente elitario che è anche manuale di narrativa, un libro sui libri, il libro dei libri. C’è anche un po’ di presunzione, questo sì, ma quando si è un genio ce la si può permettere.

Cosa devo fare... per mettergli paura?

Benché approfondisca l’origine del Cavaliere Oscuro, Batman – Year one dedica ampio spazio anche al commissario Gordon, appena arrivato a Gotham e costretto fin da subito a sguazzare nella sua melma. Miller sceglie un approccio introspettivo e verosimile, smascherando le debolezze del poliziotto e del vigilante e lasciando che le loro storie si sfiorino di continuo per poi allacciarsi definitivamente solo nel finale, prima che l’indiretta apparizione del Joker segni l’inizio vero e proprio della saga del Pipistrello. Notevoli i disegni di David Mazzucchelli, bella la comparsa di Catwoman, come pure le battutine sul “tizio di Metropolis”.
Fumetto da leggere, casomai non si fosse capito.

venerdì 13 novembre 2009

Ora... sarò un vero rocknrolla

Guy Ritchie ci ha riprovato. La formula di Rocknrolla è quella che gli ha portato fortuna: mix di delinquenti vari, storie intrecciate, montaggio e colonna sonora frenetici, turpiloquio, ironia e pistole. Benché Snatch rimanga irraggiungibile il tentativo è onesto: attori azzeccati, meccanismo narrativo discretamente oliato e un colpo di scena finale che riesce a non essere prevedibile.
Finale aperto ad un possibile seguito; speriamo che il buon Ritchie non tiri troppo la corda.

mercoledì 11 novembre 2009

Il bandito che voleva tutto. E subito

Per più di due ore Depp e Bale si muovono come squali in un mare nero di cappotti, uniformi e macchine, un mare nel quale guardie e ladri diventan difficili da distinguere. La loro interpretazione è sobria, controllata – a volte verrebbe da dire sottomessa – dalla regia solida e compatta di Mann. Il risultato è un gangster movie classico e bello, che ricorda molto Miami vice nelle riprese, nei colori e in una certa freddezza stilistica. La Grande Depressione c’è ma non si vede e Dillinger, benché acclamato come un novello Robin Hood, non è altro che un bandito più carismatico e meno violento degli altri, schiavo della propria adrenalina.

sabato 7 novembre 2009

Disintegro una nuvola, mi mantiene in forma

È possibile fare un film pacifista privo di retorica e ingenuità, visceralmente e satiricamente comico ma mai superficiale, veloce e senza sbavature, ricco di trovate geniali e, soprattutto, con un finale azzeccato?
Sì, è possibile, basta inventarsi la storia di un’unità di hippie-psico-guerrieri autonominatisi cavalieri jedi, reclutare un cast della madonna – Clooney e Bridges sono meravigliosi – e affidare il tutto a un regista esordiente/sceneggiatore affermato. E poi aggiungere la proverbiale ciliegina sulla torta.
La capra.

lunedì 2 novembre 2009

L’Apocalisse è già qui

Graphic novel tutta italiana, United we stand racconta un futuro pericolosamente vicino, segnato dalla guerra cino-americana e, in Italia, dal primo colpo di stato dell’era repubblicana; lo fa con efficacia e intensità, creando un’atmosfera credibile e trascinando fin da subito il lettore nel cuore degli eventi. Pochi personaggi ma ben tratteggiati, ritmo serrato, inquadrature cinematografiche e una sceneggiatura solida ben mescolata con la storia italiana più cupa e contemporanea. Cosa chiedere di più?
Ma il progetto non si limita a questo: da tenere d’occhio il sito.

Senza mezze misure: o ti diverti o ti fa schifo


The Spirit è grezzo e volgare, un baraccone surreale che spesso esagera e non fa nessuno sforzo per andare al di là dello schema “pupe & cazzotti”. All’inizio sembra la brutta copia di Sin City, una sorta di caricatura mal riuscita; poi però entra in scena Samuel L. Jackson, sempre più a suo agio quando si tratta di sguazzare in certi ruoli, e dà il giusto tono al film. Ora samurai, ora gerarca nazista, ora scienziato pazzo, ora tamarro impellicciato, il buon Samuel ruba la scena a tutti, riuscendo quasi (quasi) ad adombrare la parata di fighe presenti, a parte forse lei*.
Il ritmo incalzante e un protagonista tutto sommato decente fanno il resto.
Abbassate le aspettative e godetevi la giostra.

* Per chi non l’avesse riconosciuta da questa angolatura, si tratta di Eva Mendes.

venerdì 30 ottobre 2009

Ringraziamenti

A chi mi ha dato una possibilità...
Alle cose nascoste, a quelle segrete e a quelle introvabili...
A chi mi ha regalato complicità e intimità...
A chi mi chiede “quanti ne hai uccisi oggi?”...
A chi è fashion victim, ma con ironia...
A chi sa capire senza troppe spiegazioni...
A chi spara sentenze...
A chi, tutto sommato, qualche pregio ce l’ha...
A chi apprezza il cinismo...
A chi ha un sorriso aperto...
A chi non ce l’ha ma fa lo stesso...
A chi ascolta Alanis e Frank...
A chi conosce tutti i negozi di Pavia...
A chi è generoso...
A chi è in grado di sostenere discorsi assurdi...
A chi mi ha spinto a “darci dentro”...
A chi apprezza un certo tipo di ignoranza...
A chi è insostituibile...
A chi ha le ali...
A chi mi legge e mi leggerà...
A chi mi critica e mi criticherà...
A chi contrabbanda cioccolato e plutonio...
A chi alle 17 inizia a sclerare...
A chi scodinzola e salta per delle briciole di pane...
A chi ha creduto in me...
A chi ancora si ostina a non farlo...
Alle linee grigie...
A chi non sa chi è Steve Nash...
A chi, col proprio cattivo esempio, mi ha mostrato cosa non fare...
A chi non può fare a meno di sviscerare...
A chi mette l’anello al dito e attacca le scarpe al chiodo...
Al canto dell’emigrante...
A chi mi ha insegnato ad essere una faccia di merda...
Alle (antiche) colonne portanti di una squadra...
A chi ha talento nello scaricare barili...
A chi – nonostante tutto – ci mette passione...
A chi fa bella mostra di sé sull’armadio dei fotoritocchi...
A chi spera in un American Airlines (o in un Anna Kournikova)...
A chi dice troppi “grazie”...
A tutti coloro che passano con scioltezza dalla palla a spicchi al tavolo di un pub...
A chi ha avuto la pazienza di spiegarmi certe cose, e poi di spiegarmele ancora, e ancora...
Alle variazioni enigmatiche...
To whom who always speak in slang coz it’s better (ehi mate)...
A chi ha viaggiato sul Nairobi-Mogadiscio...
A tutti coloro che insieme a me si invasano immaginandosi eroi o bastardi...
A tutti i tronisti (non quelli di Maria)...
A chi sa ascoltare...
A chi mi ha messo al mondo e ancora non se n’è pentito...

mercoledì 28 ottobre 2009

Donne, nuvole colombe e tè

Più che un vero e proprio wuxiapian, La battaglia dei Tre Regni è un film militare ricco di duelli acrobatici. Il suo bello non sono tanto le imponenti scene di massa o i tizi che fanno le madonnate falciando nemici come fuscelli (tutte cose comunque apprezzabilissime), quanto il fatto che riesce a raccontare con grande efficacia la strategia, in perfetto stile Arte della Guerra: alla fine le donne, le nuvole e il tè peseranno di più sull’esito finale che non le truppe, le spade, gli eroi. Un buon film, insomma, nonostante un montaggio un pò confusionario e una gestione dei personaggi a tratti discutibile.
Bella la scena della colomba, marchio di fabbrica di John Woo.

P.S.: solita polemica: se il titolo originale era Red Cliff, tradurlo con Le Scogliere Rosse faceva davvero tanto schifo?

Bastavano tre minuti...

Verso la fine del primo Underworld veniva raccontata in tre minuti l’origine della faida fra licantropi e vampiri: il licantropo Lucien e la vampira Sonia si amano, lei resta incinta e suo padre, il cattivissimo Viktor, la uccide davanti agli occhi di lui che poi guiderà la rivolta dei propri simili. Underworld, Rise of the Lycans racconta la stessa storia ma ci mette un’ora e mezza. Lo fa senza ritmo né passione, senza aggiungere nulla alla saga e infarcendo una trama, già di suo esile, di piccole e grandi assurdità. Come se non bastasse mi hanno anche tolto Kate Beckinsale, decisamente più figa di Rhona Mitra benché a livello recitativo di differenze non se ne notino.
Ergo, Underworld, Rise of the Lycans è un film inutile.

venerdì 16 ottobre 2009

Le cose non succedono per un motivo, Hap. Succedono e basta

Basterebbe la superficie, zeppa di violenza, cinismo e spassosi scambi di battute, a rendere Capitani oltraggiosi un libro di quelli che si leggono con piacere. Ma sotto questa superficie c’è ben di più: c’è l’imperfetta umanità dei personaggi, le cui scelte dipendono più dalla loro natura che dalla volontà dello scrittore, che pare quasi che li abbia creati per poi vedere come se la cavavano da soli. Su tutto c’è anche il fatto che Lansdale non solo è un fottuto maestro nello scrivere ma è anche dannatamente bravo a incastrare gli eventi in una storia mai troppo complicata ma neanche noiosamente lineare e prevedibile.
Splendido libro.

domenica 11 ottobre 2009

Forse nessuno è così spaventato dalla violenza come l’uomo il cui cervello è una bomba

Situazioni surreali raccontate con lo stile incisivo, umano e cinico di Lansdale. Hap e Leonard – bianco, trasandato e malinconico uno, nero, frocio e incazzoso l’altro – si muovono fra il Texas e il Messico, con un contorno di baldracche, bandidos, nani, predicatori, drogati e papponi. Dialoghi spettacolari, metafore che ricordano il buon vecchio Chandler, violenza e sprazzi di inaspettata umanità li accompagnano nel loro viaggio, destinato a concludersi con una Rumble tumble finale.

Altan, La Repubblica, venerdì 9 ottobre 2009

giovedì 8 ottobre 2009

Siamo tutti un po’ attori

Nel frullatore Tarantino ha messo il B-movie bellico e il western, la violenza e l’ironia, i suoi dialoghi logorroici e le sue citazioni, senza dimenticare gli eccellenti attori (non solo il premiato Waltz ma anche la bravissima Laurent e il comico Pitt), i bellissimi dialoghi, il solito magistrale uso della colonna sonora, la capacità di sfruttare la comicità per creare tensione e viceversa. E poi c’è l’ingrediente speciale: una gran manciata del suo viscerale amore per il cinema. Sì perché Inglorious basterds è una vera dichiarazione d’amore per il cinema, un sentimento rimarcato di continuo, sia nella trama vera e propria che nei tanti piccoli dettagli.
“Penso proprio che questo sia il mio capolavoro,” fa dire il regista a Pitt nel finale, e forse non ha tutti i torti.


martedì 6 ottobre 2009

Amore e guerra fra le montagne

L'ultimo dei Mohicani è un classico del cinema d'avventura degli anni ‘90, dove i buoni sono assolutamente buoni, i cattivi irrimediabilmente cattivi e i soldati invariabilmente ottusi. Amore, coraggio, tradimento e sacrificio nei vasti paesaggi dell'America del '700, lacerata dalla Guerra dei Sette Anni. Non mancano delle scene poco credibili ma il buon ritmo, la colonna sonora e lo splendido inseguimento finale bastano a rendere il film più che meritevole.

lunedì 5 ottobre 2009

Jonh Doe è morto, viva John Doe

La seconda stagione era finita col botto, la terza iniza col piede giusto: John Doe privo di memoria che vaga per la Terra del fa' come ti pare dominata dal figlio Mordred. Peccato che nei primi numeri la continuity venga abbandonata e si torni a una serie di puntate autoconclusive, una scelta che pare più dettata dal business - coinvolgere nuovi lettori? - che da esigenze narrative. Il risultato è una storia discontinua che si riscatta nel crescendo finale, splendido sia per le trovate narrative che per lo stile dei disegnatori chiamati a rappresentarle.
John Doe poteva tranquillamente concludersi così, con quelle ultime parole su un foglio bianco.

PS: senza Pestilenza e Pericle questo fumetto non sarebbe stato lo stesso.

martedì 29 settembre 2009

Scacco matto, stupida cimice!

Whatever works è un presuntuoso e cinico sogno ad occhi aperti nel quale i geni disillusi hanno ancora qualcosa di cui stupirsi, fanatici, reazionari e ignoranti si liberano dai loro rigidi vincoli e tutti quanti si lasciano catturare dall'amore; non importa come, basta che funzioni.
Il repertorio è quello solito di Allen - l'amore è transitorio, dio non esiste, il caso domina le nostre vite - ma senza false modestie. Il suo alter-ego è il bravissimo Larry David e il suo palco la tanto amata New York.
A volte la logorrea scappa un pò di mano ma il campionario di battute è travolgente e ci si pela dal ridere il che, trattandosi di una commedia, non è un pregio da poco.

lunedì 28 settembre 2009

mercoledì 23 settembre 2009

Le leggi naturali sono lo sfondo su cui si inserisce la ricchezza imprevedibile dei particolari

Si parla di evoluzione nell'Introduzione alla filosofia della biologia, e se ne parla perchè quella evoluzionistica sta diventando sempre più una chiave di lettura fondamentale per le scienze biologiche.
Pievani ci offre una panoramica completa delle diverse teorie, senza nascondere il suo essere critico nei confronti del riduzionismo gene-centrico e dell'ortodossia adattazionista, sottolinea l'importanza dell'approccio "storico" e ricorda le grandi tematiche che la biologia evoluzionistica affronta: il concetto naturale di progresso, l'esistenza di un "progetto", il rapporto fra forme e funzioni in natura, il ruolo giocato dai geni e dall'ambiente, la connessione fra evoluzione del singolo e della specie.

martedì 22 settembre 2009

Il kata della pistola

Mi aspettavo gente che con una pistola in mano fa le peggio terronate immaginabili e mi son ritrovato nel bel mezzo di una distopia clerical-autoritaria che reprime le emozioni per liberare l'uomo dalla guerra. Se l'idea di un miscuglio fra Blade Runner, Fahrenheit 451, 1984, Matrix et similia vi irrita lasciate perdere Equilibrium; in caso contrario gustatevi questo film spedito e onesto, che, nonostante qualche incongruenza, va dove deve andare senza troppi fronzoli e con un Christian Bale in forma. Buon cast, scenografia funzionale.
E, soprattutto, le terronate con le pistole ci sono.
Bello il duello finale.

Era un amore da dei, un desiderio che poteva esistere solo al di sopra delle nuvole.

Dead moon è un melodramma epico con sfumature fantasy e stile orientale, a metà strada tra la favola nera e il racconto mitologico.
Ad illustrarla c'è il maestro Luis Royo: con splendide tavole, ritratti acquerellati e disegni a matita l'artista spagnolo crea un'atmosfera cupa e simbolica, colma di sensualità e di violenza, senza la quale la storia di passione fra la principessa Luna e il principe Marte, lo Yin e lo Yang, non avrebbe la stessa intensità.
Visivamente spettacolare.

domenica 20 settembre 2009

John Doe vs. Tyler Durden

Se la prima stagione di John Doe era riuscita ad essere innovativa e intrigante, la seconda si rivela ancora meglio: personaggi con più spessore, una continuity sempre più avvincente e una trama più solida e meno "episodica", che vola alto giocando su fato e libero arbitrio. Lo scontro fra il neo-promosso John Doe e l'irruento figlio Mordred è serrato, epico, imprevedibile, senza spazio per distinzioni fra buoni e cattivi. Non mancano le citazioni, i graditi ritorni e le inaspettate dipartite, il tutto culminante in un finale esplosivo.
Per non parlar dell'interludio.

venerdì 18 settembre 2009

Yo Joe!

Il bello di certi film è che ti consentono di spegnere il cervello e di goderti lo spettacolo. Se però lo spettacolo è raccontato male* o, peggio ancora, è noioso**, allora il cervello si riaccende e comincia a lamentarsi. Il bello di G.I. Joe è che non solo ti consente di tenerlo spento ma lo fa egregiamente: belle sequenze d'azione, flashback funzionali nella loro semplicità, Sienna Miller in tuta di pelle, il mitico Shorty di Scarie Movie che spara cazzate, ritmo incalzante. Soprattutto, G.I. Joe fa tanto tanto tanto fracasso, di quello che solletica il lato più infantile di ogni spettatore.
Chissenefrega allora della monodimensionalità dei personaggi, della prevedibilità di situazioni e battute e via dicendo.
Cervello spento.
Bang Bum Crash.



* ogni riferimento a La Mummia è puramente casuale.
** ogni riferimento a Transformers 2 è puramente casuale.

giovedì 17 settembre 2009

Si è morti, si dorme il grande sonno e ci se ne fotte di certe miserie

Il Philip Marlowe del Il grande sonno, alla sua prima comparsa nel mondo degli investigatori privati e della letteratura, non ha ancora quello spessore emotivo che si ritrova, ad esempio, ne Il lungo addio. Ci sono, però, tutti quei tratti che l'hanno reso celebre: la sua solitudine, la sua cinica e ironica malinconia, il suo tenace e personale senso del dovere. E c'è anche il suo mondo degradato, la sua Los Angeles popolata da un'umanità corrotta e senza speranza.
E poi, last but not least, c'è il modo in cui Chandler tiene in mano quella maledetta penna: linguaggio e dialoghi, metafore e introspezione sono i punti di forza del suo straordinario narrare.

lunedì 14 settembre 2009

Qual è la strada per Shell Beach?

In una città perennemente notturna John si ritrova senza memoria, con Jennifer Connely come moglie e braccato da inquietanti izi in nero. Scoprirà che c'è qualcosa che non va nel mondo che lo circonda e nei propri ricordi ma, grazie all'aiuto dell'ambiguo psichiatra Sutherland e del malinconico ispettore Hurt, rimetterà ogni cosa a posto.
Non mancano le ingenuità in Dark City, ma a compensarle ci pensano l'ambientazione claustrofobica e affascinante, l'ottimo mix di atmosfere noir, distopiche e fantascientifiche e una storia semplice ma che tutto sommato funziona.
Un buon film, cui Matrix e simili devono parecchio.

mercoledì 9 settembre 2009

La noia dai mille volti

Mi aspettavo un trattato antropologico; L'eroe dai mille volti è invece più simile a un misto di storia della mitologia e della religione, psicoanalisi e ricerca della spiritualità perduta. Non ci sarebbe niente di male se non fosse che Campbell divaga, divaga, divaga, spesso saltando di palo in frasca e perdendosi in racconti di miti nei quali, a volte, trova parallelismi un pò troppo forzati, soprattutto quando tira di mezzo i confronti fra gli archetipi del mito e quelli presenti nei sogni.
Gli spunti interessanti non mancano e impediscono al libro di essere terribile, ma sono diluiti da uno stile ridondante che purtroppo lo rende noioso.
Forse un giorno lo riprenderò.
Forse.

lunedì 7 settembre 2009

Tema: la figura del leader in politica

Il candidato illustri la differenza fra "grande statista" e "carismatico ladrone" partendo, come spunto, dalla seguente citazione:

"La maggioranza degli italiani vorrebbe essere come me, si riconosce in me e condivide i miei comportamenti".
Silvio Berlusconi.

domenica 6 settembre 2009

La Morte, l'universo e tutto quanto

Braccato dai Cavalieri dell'Apocalisse, suoi ex datori di lavoro, John Doe si lancia in un'avventurosa e surreale fuga che lo porterà, al termine della prima stagione, a confrontarsi con la sua antagonista, una Morte strafiga, cupa ed elegante.
Nel corso del suo viaggio incontrerà di tutto: pistoleri leggendari, comici irriverenti, ristoranti al termine dell'universo, mercenari acculturati, vampiri, grandi balene bianche, sceneggiatori di fumetti, barbuti giocattolai richiamati in servizio. Un fantasioso frullato di stereotipi del mito e della cultura pop (e non solo), ben sceneggiato, ricco di ironia e citazioni e con un cast di personaggi interessanti.
Unico difetto: la discontinua qualità dei disegni, non sempre all'altezza delle storie, ad eccezione delle meravigliose copertine di Massimo Carnevale.
Notevole.

Greylines

venerdì 4 settembre 2009

Se credi intensamente in qualcosa, chi può dire se è reale o no?

Franklyn parte subito bene, ambientato nella Londra contemporanea e nella suggestiva Città di Mezzo. Due scenari apparentemente slegati, finchè non cominciano ad apparire i primi parallelismi e l'intreccio inizia a svelarsi a poco a poco.
Fino ad arrivare al finale.
Esiste dio? O esiste un destino spietato e indifferente? Oppure è sufficiente credere in qualcosa per vedere significati laddove non ce ne sono? O forse, in fondo, tutti crediamo in qualcosa, a prescindere da quanto sia vero?
Filosofia pop, toni da thriller, sfumature distopiche, tocchi di estetica gotica e storie di ordinaria solitudine. Il tutto ben confezionato e narrato, nonostante qualche sbavatura*.
Interessante.

Greylines

* Eva Green sarà anche figa e brava ma il suo personaggio è un pò troppo caricaturale.

giovedì 3 settembre 2009

Piccoli attacchi di metafisica

La ricerca de L'uomo dei cerchi azzurri è la prima indagine in cui il commissario Adamsberg e l'ispettore Danglard, lo yin e lo yang dell'arte investigativa, si muovono fianco a fianco. Rispetto al loro viaggio nel Luogo incerto - ultimo libro della serie - c'è molta più introspezione e un pò meno umorismo benchè l'ironia sia comunque parte integrante della penna di Fred Vargas.
I personaggi sono talvolta caricaturali ma sempre vividi, credibili e intensi; il loro spessore dà vita a un affascinante gioco di relazioni, sorretto dal confronto fra lo spalatore di nuvole Adamsberg e il pensatore Danglard, che finisce col mettere in secondo piano la pur intrigante trama.
A tutto ciò va aggiunto un dettaglio non irrilevante: Fred Vargas scrive da dio.

Greylines

martedì 1 settembre 2009

A forza di cagar fuori, prima o poi il tappeto si sporca

La Chiesa ce l'aveva messa tutta per evitare di litigare dal momento che sul piatto c'erano troppe faccende interessanti: legge sul testamento biologico, eliminazione dei tagli alle scuole private e via dicendo. Chissenefrega, insomma, se Silvio III è un puttaniere dall'etica volubile che cambia leggi per sfuggire dalla giustizia.
Peccato però che il Cavaliere, come ogni prepotente megalomane, poco apprezzi le critiche, anche se vengono da un giornale legato al primo partito politico d'Italia. Ecco allora che sguinzaglia l'idrofobo Feltri, giornalista (?) di quelli che adorano grufolare nella merda evitando al padrone di doversi sporcare le mani, per lanciare il suo avvertimento.
Come finirà questo braccio di ferro fra le alte sfere (meglio chiamarle palle) della politica italiana?
L'impressione è che il Nano Imperiale sarà presto costretto a battere in ritirata trincerandosi dietro la consueta cortina di negazioni, a meno che non trovi il fegato di fare qualche scherzetto su leggi sensibili tipo quella sul fine-vita.
Su tutto rimane una certa tristezza da parte di chi, detestando profondamente il Mignottocrate e non sopportando il Pastore Tedesco, è costretto a sperare che il secondo ci liberi del primo.

Greylines

giovedì 27 agosto 2009

Lotta di classe surreale... e quindi?

A quanto pare Louis-Michel è piaciuto a tutti perchè è anarchico, originale, esilarante e drammatico. Ok, riconosco l'originalità, sia nello svolgimento della trama, sia nella caratterizzazione dei due protagonisti. Ammetto anche che certe trovate - le due torri, il riccastro sul tapis roulant - sono divertenti e che certi spunti satirici non sono malaccio.
Peccato però che i tempi, tanto quelli comici quanto quelli drammatici, siano spesso sbagliati, forzati o semplicemente fuori luogo e che certi tocchi di cinismo siano sembrati gratuiti anche a me (il che è tutto dire).
Riassumendo: simpatica l'idea, ingenua e non troppo riuscita la realizzazione, esagerata l'acclamazione.

Greylines

sabato 22 agosto 2009

"Allora a che serve il raziocinio? - A rassicurare gli uomini, ed è già molto"

Commissari che spalano nuvole, comandanti enciclopedici e amanti del bianco - inteso come il vino - medici dalle mani d'oro, leali picchiatori, vecchiette dalla pessima mira. C'è questo e anche di più nel Luogo incerto dove ci trascina Fred Vargas. Lo spunto è una storia di piedi mozzati lasciati davanti a un cimitero londinese; il risultato è un giallo, classico nella struttura e scorrevolissimo nella narrazione, con personaggi accattivanti e ironici, ritmo incalzante e dialoghi forse poco realistici ma indubbiamente splendidi. Verso la fine si ingarbuglia un pò ma ciò non rovina il piacere di una lettura difficile da interrompere.
Plog.

Greylines

venerdì 21 agosto 2009

La fioritura degli idioti

Ma pensa, non sapevo che l'omeopatia potesse anche servire contro AIDS e tubercolosi.
Se non fosse per quei maledetti scienziati, che prima di farti usare un farmaco vogliono prima testarlo, ora tutti potremmo salvarci con sani e naturali principi attivi. Il mondo sarebbe più verde e bello. Ma che volete, quelli sono mercenari delle corporazioni.
Maledetti scienziati.
Viva l'omeopatia, viva la vita.

Greylines

venerdì 14 agosto 2009

Normalmente Jackie

L'unica pecca di Jackie Brown è di essere normale rispetto agli standard tarantiniani, tenendo conto che il mondo è pieno di autori che una simile normalità se la possono giusto sognare.
Al suo terzo lungometraggio il buon Quentin sorprende tutti con una certa sobrietà. Non rinuncia alle sue peculiarità ma si limita a smussarle: gangster, musica, turpiloquio e piedi femminili ci sono ma logorrea ed eccentricità sono meno spinte. Stile e talento però non mancano. E si vede. Gran cast, su tutti Pam Grier e il losco e sgargiante Jackson, con Keaton e DeNiro in forma benchè in ruoli di secondo piano.

Greylines

giovedì 13 agosto 2009

Perchè il sesso è così importante? Perchè io sono un cavernicolo!

Tratto da un testo teatrale, e si vede, Closer è un tetris sentimentale ricco di dialoghi brillanti benchè talvolta artificiosi. Si parla d'amore, sesso e tradimento in un rincorrersi di sfumature di grigio e mezze verità. E gli attori? Law recita discretamente la parte del molle romantico e Julia Roberts sfodera classe ma a rubar la scena sono la brava e splendida Portman e il sanguigno "cavernicolo" Owen. Azzeccata la colonna sonora.
Gran bel film.

Greylines

mercoledì 12 agosto 2009

Quando il mostro non lascia il segno

Quando lo vidi al cinema, Mary Shelley's Frankenstein mi colpì. Rivederlo 15 anni dopo, come spesso accade, non è stata la stessa cosa.
Tanto per cominciare non lo ricordavo così frettoloso: l'ambiziosa ossessione di Viktor, la creazione del mostro, il ravvedimento del barone, il dramma della creatura, lo scontro fra i due; tutto risolto troppo sbrigativamente, senza ritmo nè tensione. Non ricordavo neanche una recitazione così enfatica e superficiale nonostante nomi come Branagh (che dirige anche), Bonham Carter e DeNiro.
E alla fine, mentre il mostro e il suo creatore bruciano in mezzo ai ghiacci l'uomo abbandona la conoscenza e torna nei porti sicuri.
Bah.

Greylines

martedì 11 agosto 2009

La Volpe, la Salamandra, il Moloch, l'Eternità, l'Uomo delle Tenebre...

E finalmente ho visto Il Divo.
Ero pronto a una classica biografia politica con toni da film d'inchiesta, ben girato e recitato e mi son trovato di fronte ad un film ben più sorprendente. Più che l'interpretazione di Servillo, ottima sebbene forse un pò troppo caricaturale, a colpire sono la regia, il montaggio e la colonna sonora, moderni senza mai essere fuori luogo, ora drammatici, ora ironici. Sorrentino racconta la storia d'Italia con un linguaggio diverso dal solito e fa centro in pieno. Il suo ritratto del divo Giulio è a tutto tondo, ne evidenzia la freddezza, la lucidità, la determinazione, il cinismo ma anche la solitudine, il tormento, l'ironia e l'umanità, senza per questo voler essere giustificatorio. Anzi. Le accuse ci son tutte e la "confessione", per quanto autoassolutoria, è pesante.

Greylines

PS: la presentazione iniziale della corrente andreottiana sembra uscita da un film di gangster. Sarà voluto?

domenica 2 agosto 2009

Fra le braccia di Morfeo

Nel volume che la Repubblica dedica a Sandman si passa dai "racconti brevi" de Le Terre del Sogno - fra i quali lo splendido A midsummer night's dream - alla più lunga e affascinante vicenda de La stagione delle nebbie. Morfeo è il filo conduttore di tutte le storie, sia in veste di protagonista che come semplice comparsa, e tramite lui si esprime tutta la geniale creatività di Gaiman. Visionario, ironico, cupo e originale, il suo estro è, tranne che in un paio di episodi, ben supportato dai disegnatori che si alternano nel rappresentare l'immaginario dark-glamour del Signore dei Sogni.

Greylines

Divulgazione con qualche falla

L'evoluzione a fumetti si legge tutto d'un fiato e offre un buona panoramica sui concetti di base della teoria di Darwin, sulla sua "evoluzione" e sulle controversie con i creazionisti. Peccato però che risolva la fondamentale disputa fra l'ultradarwinismo riduzionista di Dawkins e il postdarwinismo di Gould e Eldredge parlando solo del primo e ignorando i secondi. Peccato anche per i disegni, che han poco da spartire coi fumetti, sono piuttosto brutti e raramente funzionali a chiarire il concetto spiegato.
Come punto di partenza ci può stare, poi però meglio rivolgersi altrove per colmare certe grosse lacune.

Greylines

lunedì 27 luglio 2009

Scontro fra maestri

Scritto con uno stile asciutto e introspettivo, La variante di Lüneburg è uno di quei libri che ti fan dire: però, che bello! Una storia semplice e ricca di una drammaticità molto mitteleuropea; una storia di ricerca, passione e punizione, tutta ambientata nelle sessantaquattro caselle di una scacchiera; una storia a suo modo epica, talvolta fredda ma sempre coinvolgente, che scorre rapida fino al bellissimo finale, secco e incisivo.

Greylines

Ninja vs ninja

Parte bene Basilisk: due clan rivali da sempre, dieci ninja contro dieci ninja in un gioco al massacro dinamico e drammatico, meno tamarro di quanto possa sembrare. Di stereotipi japanzi ce ne sono parecchi - personaggi dai poteri assurdi, femmine provocanti e pericolose, ragazzine innocenti ma determinate, lealtà, violenza e tormentati melodrammi - ma la trama è ben architettata e gli scontri non sono interminabili scambi di colpi e parole bensì duelli rapidi e letali. Peccato però che nella seconda metà della serie la classica melassa sentimentale in salsa nipponica dilaghi più del dovuto fino a culminare in un finale trascinato e prevedibile.
Nel complesso, comunque, discreto.

Greylines

giovedì 23 luglio 2009

Richard nel paese delle stranezze

In Nessun dove Gaiman vuole raccontarci una fiaba per adulti, cupa e surreale, e quasi ci riesce.
Quasi.
Per carità, la caratterizzazione della Londra di Sotto, luogo in cui finiscono le persone che "cadono nelle fenditure", è intrigante e certi personaggi sono, se non originali, quantomeno divertenti.
Avventura, ironia, mistero e stranezze; gli ingredienti ci sono tutti - a parte il piatto e anonimo protagonista - ma non c'è quel tocco in più, quel pizzico di "magia" che rende il tutto speciale. E poi lo stile, che vorrebbe essere semplice e leggero ma che a volte risulta insipido.
Ordinariamente carino.

Greylines

mercoledì 15 luglio 2009

La Via del Samurai

Raccolta di aforismi, aneddoti e precetti che riassumono l'etica del Bushido, Hagakure da un lato allontana l'immagine del guerriero kamikaze, ma dall'altro ci ricorda l'essenza tutto sommato "fanatica" del samurai, basata su autocontrollo, lealtà e passione per la morte con un contorno di intuito, etichetta e saggezza. Il tutto all'insegna di un'estrema semplicità.
La selezione è forse un pò stringata - il testo originale è in undici volumi - e a volte apparentemente casuale ma rimane comunque una lettura rapida e leggera che offre un interessante spaccato su una figura tanto affascinante quanto (da noi) malamente stereotipizzata.

Greylines

lunedì 13 luglio 2009

W l'Italia

Quando un giocatore di poker vince non ci si può limitare a dire "questione di culo". Lo stesso vale per Berlusconi. Col G8 aquilano ha avuto culo, è vero: scosse fino a due giorni prima del vertice e scosse un giorno dopo. Ne sarebbe bastata una durante e tutti, giustamente, l'avrebbero messo in croce. Invece no. Ha scommesso, ha azzardato e gli è andata bene, e non solo perchè Obama gli ha fatto i complimenti(*) ma perchè è riuscito, per la prima volta, a sembrare quello che è: un Primo Ministro.
Rendiamogliene atto, è stato bravo, perlomeno a livello di immagine.
Che poi la sostanza dei fatti non cambi è un altro discorso; lui rimane un obbrobrio, come politico e come persona. Però ora far leva sulla brutta opinione che all'estero hanno di noi è più difficile.

Nel frattempo, a sinistra...
Grillo si candida alle primarie del PD.
...
...
...
Ok, ora potete smettere di ridere perchè Grillo si candida per davvero e dice di essere serio. Dice anche che non si tratta di una provocazione e che, nel PD, l'unica persona con cui potrebbe discutere è l'ormai onnipresente Serracchiani. Evidentemente nessuno gli ha spiegato che lei sostiene Franceschini. Come anche la Binetti.
Utilità della candidatura Grillo?
Nessuna, a parte dar fastidio all'unico candidato veramente interessante di queste primarie. Ah bè, c'è anche il fatto di voler attirare l'attenzione su sè stesso ma a questo ormai Grillo ci ha abituati già da tempo.
Speriamo che i giovani del PD non si facciano tentare dal Grillo Esibizionista.

Greylines



(*) Obama sa essere diplomatico con gente ben peggiore e poi ha parlato di "forte leadership italiana", il che tutto sommato è vero. Avesse parlato di "alta moralità della leadership italiana" si sarebbero tutti pisciati addosso dal ridere

venerdì 10 luglio 2009

Storia tenebrosa, lettura pesante

Nel descrivere l'atmosfera cupa e violenta della Germania del XVII secolo, dilaniata dalla Guerra dei Trent'Anni, Altieri preferisce esibire oscurità e dolore piuttosto che lasciarle trasparire; fin dalle prime pagine L'eretico è un tripudio di tenebra, terrore, inferno, sangue e dolore. E poi carni straziate, miasmi di morte, cieli color piombo e acciaio, viscere fetide, furie primeve e via dicendo. Uno stile greve e alla lunga stancante, cui vanno aggiunti i tecnicismi da schermidore con cui descrive i duelli: belli le prime volte, poi ripetitivi.
Peccato perchè i personaggi sarebbero anche interessanti, l'affresco storico è ben documentato e raccontato e la trama è avvincente.
Riuscito solo in parte.

Greylines

martedì 7 luglio 2009

"Il mondo si divide in due categorie, chi ha la pistola carica e chi scava. Tu scavi"


Con Il buono, il brutto, il cattivo Leone chiude la Trilogia del Dollaro e getta le basi per l'epica crepuscolare di C'era una volta il West. La Guerra di Secessione arricchisce l'ambientazione generica dei primi due film e aggiunge spunti drammatici alla ricerca dei 200000 dollari nascosti in una tomba. Il personaggio di Eastwood è sempre lo stesso, poncho compreso, Sentenza ha il volto rapace di Lee Van Cleef ma è il Tuco di Eli Wallach* a rubare la scena.
Meraviglioso il triello finale.

Greylines

PS: c'è bisogno di dire quant'è bella la colonna sonora?



* Precursore del Juan Miranda di Giù la testa?