venerdì 22 ottobre 2010

Una bara, una buona idea e sessanta minuti di troppo

Prendi un attore, lo chiudi in un bara con un telefono mezzo scarico, uno zippo, una matita e poco altro e non lo fai mai uscire. Che Rodrigo Cortés sia bravo a destreggiarsi in uno spazio fisico e cinematografico così angusto è fuori discussione; lo stesso si può dire di Ryan Reynolds, vista la sua buona prova recitativa. Certe attese al telefono sono crudeli e la freddezza del datore di lavoro del protagonista è agghiacciante. Un soggetto perfetto per un corto, insomma. Invece Buried dura novanta minuti e dopo un po’ il gioco mostra i suoi limiti: i tanto strombazzati colpi di scena finiscono per diventare gratuiti – più simili a pizzicotti per tener viva l’attenzione che a spunti per creare un vero e proprio climax di tensione – mentre l’umorismo nero non sempre va a segno e il finale... mah.
Quindi, gente, prima di parlare di “capolavoro”, di “genialità”, di “feroce critica alla guerra” e di tirar di mezzo Hitchcock, vediamo di prendere un bel respiro e di pensarci su.

martedì 19 ottobre 2010

Philosopy for dummies

L'efficacia con cui Ben Duprè introduce, in 50 grandi idee di filosofia, alcuni dei più interessanti e attuali temi del pensiero umano, può portare a due conclusioni: o lui è decisamente bravo nel semplificare certi concetti rendendoli accessibili anche a chi non mastica Kant o Aristotele quotidianamente; oppure la filosofia può anche essere spiegata senza contorte acrobazie verbali e paroloni in tedesco.
Certi accademici potrebbero storcere il naso di fronte a certe semplificazioni o a certi riferimenti alla cultura popolare (Matrix, Narnia, 2001 odissea nello spazio), ma l'autore non corre mai il rischio della superficialità e, sebbene la lettura di questo libro non autorizzi ad atteggiarsi a esperti e meditabondi filosofi, non mancano gli stimoli per interessanti riflessioni né spunti per approfondire i temi trattati.

domenica 17 ottobre 2010

Con gli anni, ho invece imparato che i mezzi cambiano il fine

Chiunque abbia letto e apprezzato Q non potrà non emozionarsi nel vederne ricomparire l’irrequieto e ribelle protagonista. Un ritorno che avviene dopo un centinaio di pagine in Altai, nuovo romanzo storico del collettivo Wu Ming, ambientato fra Venezia e Costantinopoli 15 anni dopo il precedente. Mancano certi didascalici elenchi di nomi e luoghi che indebolivano la prima parte di Q, come pure certi flashback e flashforward talvolta confusionari; Altai ha una struttura più lineare e pulita senza per questo rinunciare a un intreccio coinvolgente e alla forza della rievocazione storica – ottimi i dialoghi in lingue e dialetti diversi. Manuel Cardoso, agente segreto della Serenissima e giudeo in lotta con le proprie origini, non ha lo stesso carisma del ‘viaggiatore del mondo’, cui viene affidata la riflessione centrale del libro, ma gli autori riescono comunque, tramite lui, a raccontare con efficacia uno dei tanti capitoli della continua fuga del popolo ebraico. Soprattutto, non si accontentano di confinare la Storia a pura e semplice ambientazione, ma le conferiscono un ruolo di primo piano.

martedì 12 ottobre 2010

Christopher e Leo nel paese dei sogni

A Nolan piace complicare le cose. Gli piace partire da trame lineari e poi giocare con la struttura narrativa, magari svolgendola al contrario oppure illudendo lo spettatore. In Inception ci racconta una storia di spionaggio “onirico” frazionata in più livelli: un sogno dentro a un sogno che a sua volta è contenuto in un altro sogno. Più ingranaggi narrativi sfasati eppure sincronizzati che il regista gestisce con maestria e grande talento “artigianale”, col supporto di un ottimo cast. Il problema, però, è che quando si butta tanta carne al fuoco il rischio di incappare in qualche incongruenza aumenta esponenzialmente e in effetti, arrivati alla fine del film, si rimane con certi dubbi sulla logicità di certe situazioni. Dettagli trascurabili? Può darsi, ma li si nota perché l’autore stesso li sottolinea e si tratta comunque di crepe in quella sospensione dell’incredulità di cui un film del genere ha bisogno.
Detto questo, Inception è un filmone.

lunedì 4 ottobre 2010

We Await Silent Tristero’s Empire

Secondo romanzo di uno dei maestri del post-modernismo americano, L’incanto del lotto 49 è un libro che va letto tutto d’un fiato. Bisogna lasciarsi trascinare dalla creatività di Pynchon, capace di sorprendere e ipnotizzare, e pazienza se, di tanto in tanto, si perde il filo o ci si dimentica di qualche dettaglio. Ciò che conta è il restare immersi in quel flusso estroso che è la storia di Oedipa Mass e della sua indagine su una possibile congiura postale che si protrae da secoli. Una vicenda surreale, intrisa di una crescente paranoia e popolata di personaggi al limite del grottesco. Si ride e ci si appassiona al mistero mentre la parodia della società americana ci sfila davanti come un allucinato carrozzone. Finale enigmatico, forse strafottente o forse amaramente cinico. In tutto questo non mancano i momenti in cui la genialità della prosa di Pynchon diventa logorante, con quel suo avvitarsi intorno a invenzioni e suggestioni che talvolta risultano astruse e gratuite.