domenica 25 aprile 2010

Massiccio, pesante e noioso

Acclamato come un classico della letteratura fantastica, Tito di Gormenghast è un romanzo gotico/allegorico scritto con uno stile lento ed enfatico che, se da un lato ben si adatta alla rappresentazione dell’esistenza della famiglia de’ Lamenti, pietrificata in un’assurda etichetta dettata dalle tradizioni, dall’altro risulta essere eccessivo e stancante. Le lunghe e intricate descrizioni in cui Peake si avventura dilatano all’inverosimile ogni particolare, generando noia. Spesso poi, si ha l’irritante sensazione che tutta questa verbosità sia dettata più da esibizionismo stilistico che da sincere necessità narrative.
Peccato, perché le idee interessanti non mancano e i personaggi, a metà strada fra il simbolico e il caricaturale, hanno un loro particolare fascino.
Più che un libro, un greve bassorilievo, ampiamente sopravvalutato.

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